NARRATORI DELLE PIANURE di GIANNI CELATI

NARRATORI DELLE PIANURECamminare nella nebbia: la sensazione di star dentro un bicchiere d’acqua e anice. Silenzio, a tentoni nel bianco in cerca di qualcuno o qualcosa che ci possa aiutare a circoscrivere il luogo. Poi una luce appannata, un tonfo lontano, il profilo di una casa. Le trenta novelle qui raccolte paiono così, frammenti di luoghi che racchiudono storie; brani di vicende che adagio affiorano fra la nebbia della Pianura Padana.

Gianni Celati esordisce negli anni settanta con Comiche (1971) a cui fanno seguito Le avventure di Guizzardi (1972) e La banda dei sospiri (1976), straordinari ottovolanti per linguaggio e invenzioni, poi silenzio per dieci anni. All’uscita di Narratori delle pianure, nel 1984, lo stile si è fatto più piano, più spoglio mantenendo però inalterata la medesima dote immaginifica, evocativa e ricca di personalissima ironia. Calvino a proposito del nuovo libro scriveva: “Un libro che ha al suo centro la rappresentazione del mondo visibile, e più ancora una accettazione interiore del paesaggio quotidiano in ciò che meno sembrerebbe stimolare l’immaginazione.” Uno degli intenti di Celati sembra proprio quello di voler scuotere il lettore, spingerlo a usare la propria immaginazione, instillando nel suo animo solo astratti cunei di storie come fossero biglietti di un personale viaggio nella capacità individuale di fantasticare.

Già dalla dedica che apre il libro, “A quelli che mi hanno raccontato storie molte delle quali sono qui trascritte”, l’obiettivo più scoperto dell’autore (o il suo espediente narrativo) appare chiaro: restituire su carta le storie, “il sentito dire” che circola in un luogo o in un paesaggio, senza far della Letteratura. Un recupero del racconto orale quindi e anche un omaggio alla memoria proprio nel momento in cui questa viene tradita: la “storia vera”, proprio perché passata di bocca in bocca, diventa leggenda, impresa surreale, invenzione, opera di Gianni Celati.

Per essere poi ancor più circostanziato, le novelle sono precedute da una cartina geografica che segna lo spazio che va da Gallarate giù fino al delta del Po e identifica il percorso lungo cui lo scrittore ha raccolto i suoi racconti. La narrazione ci porta dolcemente a seguire la mappa lungo le rive del grande fiume incantandoci con una lingua estremamente diretta, schietta, attraverso cui fatti ed esistenze sono raccontate come fossero “di prima mano”, senza cioè far sentire il passaggio dalla penna; una prosa dietro cui solo si può intuire un tenace lavoro “a togliere” non per impoverire, certo, ma per conquistare l’essenza del narrare.

Leggendo queste novelle spesso la mente può andare a Marcovaldo con la sua curiosità verso una realtà che appare sconosciuta benché così quotidianamente sotto gli occhi. C’è in questo libro di Celati la stessa capacità di far parabola: trenta poetiche riflessioni sull’apparenza, vicende folli, storie banali ma trafitte da un’illuminazione, brandelli di reale con la dote di sintetizzare l’intera realtà.

Così si legge nel finale de Bambini pendolari che si sono perduti: “E adesso per giunta chissà quanto tempo ancora avrebbero dovuto restare nella nebbia, col freddo e la malinconia, prima di poter tornare a casa dai loro genitori. Allora è venuto loro il sospetto che la vita potesse essere tutta così.”

Ancora nebbia, sempre Celati.

In due parole: una voce nella nebbia per far luce sulle nostre esistenze.

Scheda di ANDREA TOGNASCA

GIANNI CELATI
NARRATORI DELLE PIANURE

Editore: FELTRINELLIAGGIUNGI AL CARRELLO
Numero di pagine: 150
Prezzo: € 8,00
NICEPRICE € 6,80 – SCONTO -15%


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