Giù il cappello davanti a Mr Pickwick, voi, amanti della lettura, che volete uscir da voi stessi e calarvi in un mondo diverso, dove riconoscere però tutti i colori dell’umano. Giù il cappello davanti al mite e serafico uomo d’affari a riposo, enciclopedico dilettante, che con tre amici, Winkle lo sportivo, Snodgrass il poeta, Tupman l’aspirante casanova (tutti con fisici e prestazioni impari alle ambizioni) vagabonda per l’Inghilterra del primo Ottocento per riferire al Circolo da lui fondato su caratteri, usanze, curiosità naturali e artistiche, storia locale e così via. Ai quattro si aggiunge Sam Weller, il Sancio Panza di Pickwick, uno dei personaggi memorabili di Dickens, domestico astuto e fedele, esperto del mondo e della vita, accorto consigliere dell’ingenuo padrone. E inesauribile fonte di comicità, col suo spirito cockney, da proletario londinese, coi suoi aneddoti bizzarri, i paragoni spiazzanti, o nei duetti col padre, il vetturino Tony.
Arduo riassumere il libro, anche perché, specie nella prima parte, esso procede non per precise linee narrative ma per accumulo di episodi. Il primo romanzo di Dickens nasce infatti dall’idea geniale dell’editore Chapman, che nel 1836 commissionò allo scrittore ventiquattrenne dei bozzetti narrativi da pubblicare coi disegni di soggetto sportivo del caricaturista Robert Seymour in fascicoli mensili a basso prezzo. Ma ben presto, e soprattutto dopo la morte di Seymour, Dickens prese la direzione del progetto, ne ampliò la tematica, per ogni fascicolo ridusse le illustrazioni da 4 a 2 e aumentò le pagine da 24 a 32. Il successo fu clamoroso: da 1000 si arrivò a tirare 40.000 copie a dispensa, raggiungendo tutto il pubblico possibile all’epoca; di ogni puntata si facevano letture collettive all’ora del tè in appartamenti privati dietro modesto esborso al padrone di casa. La pubblicazione sviluppò un notevole indotto (lo “spin-off” di oggi, ora però pianificato a tavolino dal marketing editoriale prima ancora dell’uscita del libro): bastoni, cappelli, sigari, giacche alla Pickwick; imitazioni, parodie, sequels, adattamenti teatrali; nacque l’aggettivo “pickwiniano”; sorsero club di appassionati.
Il cambio di passo introdotto favorì la continuità narrativa e l’unitarietà del testo. Si sviluppa una trama principale: la tragicomica contesa giudiziaria fra Pickwick e la sua padrona di casa, la vedova Bardell, che per un surreale equivoco lo cita per mancata promessa di matrimonio: il rifiuto di pagare un indennizzo truffaldino porterà Pickwick nelle carceri di Fleet Street. A questo filone principale si intrecciano poi temi ricorrenti, come l’amicizia fra Pickwick e la famiglia di Mr Wardle o le gustose vicende dei Weller padre e figlio.
Nel Pickwick confluisce la tradizione picaresca (Tom Jones di Fielding, Moll Flanders di Defoe, Gil Blas di Lesage), ma anche il patetismo di Goldsmith (Il vicario di Wakelfield) e, in molti dei racconti che, specie nella prima parte, inframmezzano la narrazione, il gusto goticheggiante di moda. Ma soprattutto il Pickwick è laboratorio di quanto Dickens scriverà in seguito, fino all’acre denuncia sociale dei grandi romanzi della maturità. Qui c’è una galleria di 103 personaggi, spesso caricature o tipizzazioni più che figure a tutto tondo; ma ci sono la folla di Londra e le country houses della borghesia, ci sono taverne e locande, fuoco nei camini e boccali di birra, cocchieri e imbroglioni, avvocati lestofanti, impiegati fannulloni, zitelle e vedove, ragazze da marito, bimbi dispettosi, fanciulli maltrattati, una misera umanità carcerata, servette maliziose e lustrascarpe ammiccanti. Un universo raccontato con strabiliante freschezza di invenzione e osservato con benevola ironia. Un brulichio da formicaio, un moto incessante cui fanno da contrappeso la gentile bontà e la placida tranquillità del protagonista. Una narrazione che intende offrire, parole dell’autore, “una visione più lieta e luminosa della natura umana”.
In due parole: si ride ad alta voce anche leggendo in solitudine.
Scheda di GIANANDREA PICCIOLI
CHARLES DICKENS
IL CIRCOLO PICKWICK
Editore: ADELPHI
Traduzione a cura di Lodovico Terzi
Prima traduzione italiana: 1904 (Treves)
Numero di pagine: 1016
Prezzo: € 16,00
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