Confessiamocelo! Chi di noi non ha mai avuto il desiderio di non fare nulla? Di stendersi su un divano o una poltrona con abiti comodi, di guardare il soffitto fantasticando o di osservare il cielo da una finestra fissando la vita che passa. Di essere liberi. Nella realtà quotidiana non ne ho mai conosciuti di individui così, ma nella letteratura russa un personaggio simile esiste. È il giovane Il’ja Il’ic Oblomov. Ricco possidente nato dalla penna arguta di Ivan A. Goncarov, scrittore russo dell’Ottocento, è il protagonista dell’omonimo romanzo. Un po’ sconosciuto da noi rispetto agli altri grandi classici della letteratura russa. Ed è un peccato! Goncarov ci consegna un piccolo capolavoro giocato tra la malinconia e l’aspra critica sociale dell’aristocrazia russa. Questo giovane aristocratico senz’altro riuscirebbe nella vita, se non avesse un vizio: la sua coperta e la sua cuccia… (è un Charlie Brown d’antan). È lento, molle, sempre in vestaglia, spontaneo, educato, incapace di qualsiasi attività, non invidioso, sognatore, si rilassa, ovvero professa il culto della pigrizia. Nei capitoli iniziali, Goncarov è di una bravura straordinaria: apre il sipario per presentare, ad ogni capitolo, un amico di Oblomov che lo viene a trovare, per amicizia, per interesse, o per cercare di stanarlo, di farlo uscire, o altro. Esilarante! Sono introdotti da Zakhar, vecchio domestico che è il prototipo di tutti i domestici della letteratura russa, orgoglioso, pigro e rabbioso. Si vengono a creare situazioni che hanno del paradossale, tra umorismo e fremiti d’orrore per una vita non vissuta. La rovina incombe, l’amore si sbriciola, la polvere si accumula (il servitore Zakhar in questo è maestro) ma Oblomov imperturbabile nella sua vestaglia continua a fare lo struzzo, nella sua posizione allungata sul divano lascia passare tutto, lascia passare la vita, la osserva. Goncarov con uno stile magnifico, ironico e acuto, quasi un Gogol, ma con tratti di squisita poesia, ci pone una domanda, e lascia a noi la risposta: e se la pigrizia non fosse un vizio, ma una specie di saggezza?
Ivan A. Goncarov (1812-1891) scrisse altre opere tra cui: Una storia comune (1847), La fregata Pallada (1858), resoconto di un eroico viaggio per mare, e Il burrone (1869). Oblomov (1859) rimane il suo riconosciuto capolavoro, uno dei più alti della letteratura russa. Ottima e godibile la traduzione di Paolo Nori pubblicata da Feltrinelli.
In due parole: viviamo, viviamo, altrimenti siamo perduti.
Scheda di CARLO MARTEGANI
IVAN A. GONCAROV
OBLOMOV
Editore: FELTRINELLI
Numero di pagine: 574
Prezzo: € 11,00
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Categories: Lo Scaffale Segreto