Mattatoio n. 5 è un libro di incontenibile ricchezza in cui convivono un misto di realismo e di visionarietà, di rigore e di anarchia, di disincanto e di ironia, di intransigenza e di leggerezza, di durezza e di umanità che lascia stupefatti per come tutte queste cose riescano a fondersi tra loro.
Ma pur con il suo apparente disordine e la sua spiazzante anticonvenzionalità, Mattatoio n. 5 è un libro bellissimo e, nonostante le sue disarmanti crudezze, raggiunge punte di ineguagliabile divertimento.
In questo libro Vonnegut (Indianapolis 1922 – New York 2007) ha creato un mondo, il mondo di Billy Pilgrim (B.P.), che è fatto di tanti mondi, avendo egli il potere e la capacità di viaggiare nel tempo: nel suo passato ma anche nel suo futuro, portato dalla sua mente e materializzato di qua e di là senza controllo.
Lo spartiacque di partenza è il momento in cui B.P., arruolato fra le truppe americane, si trova a combattere in Europa nel pieno della seconda guerra mondiale.
Vonnegut, con questo libro, ha infatti scritto, prima di tutto, una delle più belle apologie contro la guerra che siano mai state scritte, riuscendo a raccontarcene l’aspetto più odioso e cioè la sua intrinseca follia, attraverso una trasfigurazione della guerra, resa usando i toni del demenziale e del grottesco che ne rendono ancor più evidente il suo contenuto delirante.
Ciò deriva dalla personale esperienza di Vonnegut che, entrato volontario in guerra e catturato dai Tedeschi, fu trasferito a Dresda, dove la notte del 13 febbraio del 1945 avvenne il tremendo bombardamento che distrusse l’intera città, uccidendo più di 135.000 civili. Vonnegut si salvò, nascondendosi nei sotterranei del mattatoio, da cui il titolo del libro.
Ma Mattatoio n. 5 non è solo un libro contro la guerra. Sempre in perfetto equilibrio tra farsa e dramma Vonnegut ci racconta la vita di B.P. su questa terra, tra passato, presente e futuro e la vita di B.P. lontano da questa terra, sul pianeta Tralfamadore, essendo stato “rapito dai tralfamadoriani la sera del matrimonio di sua figlia”, senza che nessuno si accorgesse di nulla in quanto “i tralfamadoriani lo avevano fatto passare attraverso una distorsione temporale, cosicché aveva potuto vivere a Tralfamadore per anni e stare lontano dalla Terra solo per un microsecondo”.
Assistendo a tutto ciò che accade a B.P. su questa terra, viene fatto di pensare all’assoluta incomprensibilità dell’esistenza: non a caso quel ritmico e laconico “Così va la vita” che si ripete per decine di volte a contrassegnare tutti gli episodi di insensatezza che accadono.
E per quanto B.P. non faccia niente per salvarsi, sia in guerra che fuori, tuttavia si salva sempre, non solo in senso fisico ma soprattutto mentale, dato che, a tre anni dalla fine della guerra, è ancora “in un reparto per malati di mente non pericolosi di un ospedale per reduci di guerra” e a salvarsi, in questo caso, lo aiutano i libri di uno sconosciuto scrittore di fantascienza, Kilgore Trout, di cui si innamora, essendo la fantascienza “l’unico genere di storie che potesse leggere”.
Vonnegut in questo, come in altri suoi romanzi, “usa” la fantascienza per creare dei piani di irrealtà che gli servono per condurci a immaginare possibili modi di stare al mondo alternativi al nostro, forse talora ingenui, ma che hanno dietro l’idea di alleggerire il peso della tanta insensatezza che c’è nelle cose.
Così, anche l’invenzione del viaggio di B.P. sul pianeta Tralfamadore è usato da Vonnegut per farci arrivare un “messaggio” che, nella sua irreale semplicità, ci offre uno squarcio visionario in senso esistenziale.
Primo: “Non c’è nessun perché.”
Secondo: “Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno. I tralfamadoriani possono (…) vedere come tutti i momenti siano permanenti (…) È solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segue un altro (…) che quando un istante è passato è passato per sempre”, quindi nei momenti brutti basta concentrarsi su quelli belli.
Terzo: “La cosa più importante che ho imparato su Tralfamadore” dice B.P. “è che quando una persona muore, muore solo in apparenza. Nel passato è ancora viva, per cui è veramente sciocco che la gente pianga al suo funerale.”
In due parole: un libro che ci fa pensare in grande, lasciandoci liberi di restare piccoli.
Scheda di RAFFAELE SANTORO
KURT VONNEGUT
MATTATOIO N. 5
Editore: FELTRINELLI
Numero di pagine: 196
Prezzo: € 18,00
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Categories: Lo Scaffale Segreto