Nel luglio del 1961, sulla rivista The writer, Ray Bradbury scriveva: “Dopo tutto io sono, piaccia o non piaccia, una specie di mago, un po’ fratellastro di Houdini, un po’ figliastro di Blackstone, nato nella luce da cinema di un vecchio teatro […] e maturato in tempo perfetto, quando l’uomo ha fatto il suo ultimo e più grande passo fuori dal mare che l’ha generato, dalla caverna che l’ha ospitato, dalla terra che l’ha abbracciato, e dall’aria che l’ha chiamato in modo che non potesse mai riposarsi.” Dalla netta coscienza dell’arte e del debito alla capacità di immaginare prende avvio l’epica fantastica della ‘lunga strada verso Marte’, ovvero il percorso visionario che condusse Bradbury a mettere su carta idee, nozioni, immagini e sogni, verso ciò che sarebbe poi diventato il testo di culto The Martian Chronicles.
I mondi del futuro che Bradbury creò videro la luce sulla carta a New York nel 1950: la casa editrice Doubleday riunì in un unico volume 28 racconti, ognuno dei quali era stato dall’autore concepito in modo autonomo. Ne sorse quindi una solenne epopea ‘per frammenti’: una collezione di istantanee di ciò che Bradbury immaginò avrebbe potuto essere (o potrà essere…?) il tentativo umano di colonizzazione del pianeta Marte. La scelta narrativa – in senso stretto ‘filmica’, potremmo dire – di un libro come collezione di immagini lascia al lettore l’esperienza e la necessità del loro successivo montaggio: nel dipanarsi delle date che aprono ogni istantanea, e che coprono lo scorcio di tempo che va dal gennaio 1999 all’ottobre 2026, il lettore è condotto a completare con la propria immaginazione il tempo intercorso, collegando i dettagli e mettendo in relazione gli eventi narrati. Il racconto del fallimento delle prime spedizioni terrestri su Marte, in particolare, è una delle invenzioni narrative più riuscite e sorprendenti del libro. In un primo racconto, nel quale il lettore fatica a distinguere se ciò di cui sui narra si stia svolgendo nella realtà – e in quale realtà… – oppure nel sogno, gli eventi vengono evocati, in un clima onirico; in uno dei racconti successivi, questi stessi eventi vengono poi raccontati da un’altra voce e da altri protagonisti. Tuttavia, in nessuno dei due momenti – il mentre e il dopo – Bradbury ci lascia con la certezza di una lettura che sia univoca. Quando assistiamo allo svolgersi dell’azione, percepiamo un’aria di irrealtà che stride con la perfetta e meticolosa descrizione degli eventi, e siamo lasciati a noi stessi quando il racconto si chiude, nel dubbio di scegliere quale piano di realtà, tra quelli che abbiamo intuìto mentre leggevamo, sia quello ‘vero’. Quando poi ci viene ri-narrato lo stesso evento (o semplicemente uno dei personaggi vi allude), siamo di nuovo lasciati a noi stessi nel valutare se la nostra precedente scelta sia stata la lettura corretta. La maestria del Bradbury creatore di racconti fantastici rinnova, in fin dei conti, l’antica intuizione di Aristotele: “L’impossibile verosimile è da preferire al possibile non credibile.”
Cronache marziane sono una lettura che attrae proprio perché ci obbliga – a ogni rigo – a scegliere dove posizionare la nostra idea di realtà e di presente, e quindi a muoverci nella direzione di ciò che riteniamo persuasivo. Negli anni Ottanta, Bradbury definirà meglio la sua scelta per quella ‘letteratura di genere’ che è la fantascienza, attestando con le sue parole il valore formativo di una tipologia letteraria che viene spesso vista esclusivamente come ‘evasione dalla realtà’ e non come ‘visione’ di essa. Scriverà infatti: “I ragazzi sentivano, anche se non riuscivano a dirlo, che l’intera storia dell’umanità è un problema da risolvere, inghiottendo le idee della fantascienza, digerendola e creando formule per la sopravvivenza. Non puoi avere l’una senza l’altra. Senza fantasia, niente realtà […] Senza immaginazione, nessun desiderio. Senza sogni impossibili, nessuna possibile soluzione.”
Perché ciò che, da lettori, noi chiediamo a un libro – testo, racconto o poesia – non è forse che esso ci persuada che gli eventi che narra o lo stile che inventa siano, in definitiva, un’esperienza possibile per noi…?
In due parole: senza fantasia, niente realtà. Senza immaginazione, nessun desiderio.
Scheda di SIMONA BUTÒ
RAY BRADBURY
CRONACHE MARZIANE
Traduzione a cura di Giorgio Monicelli
Editore: MONDADORI
Numero di pagine: 330
Prezzo: € 9,00
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Categories: Lo Scaffale Segreto