È un’America colta nell’età dell’innocenza quella raccontata nel Buio oltre la siepe, nonostante la brutalità e l’intolleranza che pervadono le pieghe più profonde della sua società e qui affrontate senza sconti, proprio nell’intento di denunciarne le contraddizioni e le pericolose involuzioni. Eppure è ancora questa l’America che legittimamente invoca il suo sogno, il paese dove tutto, persino la convivenza pacifica, persino un mondo migliore, è ancora possibile. Innocente è anche lo sguardo che osserva, quello di Jean Louise, detta Scout, che con i suoi sette anni è testimone, insieme al fratello Jeremy (Jem) di undici anni, dei fatti che agitano la cittadina dell’Alabama in cui vive, dove mai sradicati impulsi distruttivi si declinano nella prevaricazione dei bianchi sui neri e nella paura che si trasforma nell’odio. Scout è anche la depositaria del punto di vista letterariamente mediato dallo stupore dell’infanzia dell’autrice Harper Lee che alla pubblicazione del romanzo, nel 1960, ottenne il premio Pulitzer e un immediato successo di critica e pubblico. Solo quattro anni dopo Martin Luther King indicherà nel personaggio di Atticus Finch un modello di riferimento per la costruzione di una società giusta, in cui non vi sia l’esclusione del diverso. Perché Il buio oltre la siepe alza gradualmente la sua tensione narrativa individuando le numerose diversità che via via emergono sullo sfondo del profondo Sud. C’è la diversità di Arthur Radley, chiamato Boo, la cui presenza silenziosa popola le fantasie di Scout quando passa le giornate a giocare nel giardino di casa con Jem e l’amico Dill. I ragazzi sanno che, dalle finestre della vicina Villa Radley, Boo li osserva da anni segregato, probabilmente per una fragilità caratteriale e per questo ritenuto fonte di imbarazzo dalla stessa famiglia.
Un diverso per eccellenza è Tom Robinson, il lavorante di colore ingiustamente accusato di aver molestato una ragazza bianca. Ad accettare la sua difesa è l’avvocato Atticus Finch, padre di Scout e Jem che per le sue idee progressiste non rinuncia a denunciare il conflitto razziale che cresce nella comunità non lontano dai raid tra le baracche della segregazione e dai fuochi del Ku Klux Klan. Ma il destino di Tom è segnato. Quando l’onda di violenza travolgerà la cittadina anche i ragazzi, rimasti profondamente turbati dalla vicenda, subiranno ritorsioni in segno di vendetta. Ma qualcuno, guarda caso proprio un diverso, veglia su di loro e al culmine di una notte inquieta si rivelerà essere un amico segreto.
Letto in tutte le scuole e tradotto in 62 lingue, Il buio oltre la siepe divenne lo strumento didattico di una nazione, offuscando quasi la sua stessa autrice, rimasta nell’immaginario collettivo l’emblema di una saggezza semplice e mai molesta (in seguito Lee documentò altre facce dell’America ben più oscura e maledetta in veste di collaboratrice e confidente di Truman Capote, amico d’infanzia e a sua volta grande scrittore, che nel Buio torna dissimulato nel personaggio di Dill).
Nel Buio oltre la siepe l’elemento avvincente del romanzo di formazione si fonde con una dimensione etica che ne fa un classico della letteratura non solo americana (alla consacrazione del libro contribuì in larga misura il grande film del 1962 diretto da Robert Mulligan, vincitore di tre premi Oscar). L’affermazione dei diritti civili, l’emancipazione dalla schiavitù (non solo di fatto, ma quella più insinuante del pregiudizio), il pluralismo culturale, l’ascolto delle diversità sono temi che, anche disgiunti dal dato storico, indicano una dimensione morale – si potrebbe dire pietas – che attiene specificamente all’umano e costituiscono da soli un motivo per leggere o rileggere questa favola civile. La scrittura piana e scorrevole di Harper Lee regala alle pagine una freschezza che si avvicina al racconto fiabesco, ma al contempo restituisce lo specchio di un popolo per il quale la fiducia in un orizzonte di speranza, l’idea di felicità come riferimento esistenziale sono aspetti fondativi del carattere. In questa luce è chiaro quanto siano salvifici e attuali i semplici principi (nell’accezione manzoniana della semplicità) enunciati in questo libro, distanti anni luce dal loro rovesciamento nelle derive imperialistiche con cui a più riprese la politica americana si è funestamente connotata nel Novecento e in anni contemporanei. Qui ci sono solo ragazzi che diventano adulti constatando direttamente quanto l’ascolto piuttosto che la prevaricazione, il dubbio piuttosto che le verità assolute siano fattori costitutivi di un individuo quanto di un sistema sociale equilibrati. È nel personaggio di Atticus che la Lee concentra quel rispetto civile che gli fa affermare con semplicità “Quasi tutti sono simpatici, quando finalmente si riescono a capire”. Come in tutti i brani che lo riguardano Atticus Finch ragiona e argomenta, ponendo di continuo le proprie osservazioni sotto la luce del dubbio, in un avanzamento per prove ed errori. Mai disgiunta dalle cose la coscienza raziocinante è pronta a rivedersi, quando si rivolge ai figli come all’uditorio del tribunale, nella convinzione che sia la dialettica delle menti a fare da collante a un progetto di comunità possibile.
Scout impara attraverso questa lingua materna (in quanto affettiva) di illuminante chiarezza a fare il sano gioco del mettersi nei panni dell’altro, compiendo così il magico scatto evolutivo che emancipa una piccola vita e un’intera umanità.
In due parole: il punto di vista dell’altro è l’osservatorio migliore per comprendere il mondo.”
Scheda di VERONICA FALLINI
HARPER LEE
IL BUIO OLTRE LA SIEPE
Traduzione a cura di Amalia D’Agostino Schanzer
Editore: FELTRINELLI
Numero di pagine: 182
Prezzo: € 8,00
NICEPRICE € 6,00 – SCONTO -25%
Categories: Lo Scaffale Segreto