Uno dei rari casi di anonimato letterario, quello di Elena Ferrante, che ancora incuriosisce i lettori. Non si sa se esista veramente una scrittrice con questo nome, o se si tratti di uno pseudonimo che nasconde uno scrittore o una scrittrice famosa.
La decisione di mantenere il riserbo è ormai divenuta un fatto stilistico, da rispettare, oltre che elemento di forte fascinazione. Dopo L’amore molesto, del 1996, da cui il film di Mario Martone, che la consacrò come scrittrice, Elena Ferrante ha scritto nel 2006 I giorni dell’abbandono, da cui il film di Roberto Faenza; quindi La figlia oscura e La spiaggia di notte. Del 2007 è La frantumaglia, sulla esperienza di scrivere. Mentre nell’Amore molesto Delia affronta il suo rapporto con la madre e nei Giorni dell’abbandono Olga quello con il marito, in questo La figlia oscura Leda si misura con il suo essere madre. La storia è semplice, al di là di alcuni snodi, per cui i romanzi di Ferrante sono stati anche definiti thriller dell’anima. Leda, un’intellettuale di circa 50 anni, docente universitaria, madre di due figlie ormai grandi, ritrova nella solitudine determinata dal fatto che le figlie stanno per un periodo dal padre in Canada, uno stato di benessere, fisico e psichico, una nuova leggerezza, un’autonomia di movimenti e di pensiero, che la portano ad affrontare una vacanza beatamente solitaria, tra sole, mare e libri in una spiaggia del Sud Italia. Questo stato di libertà e di pace viene improvvisamente scalfito dall’osservare, in spiaggia, il rapporto di una giovane madre, Nina, con la sua bambina e i loro giochi, con la bambola della bambina, vero oggetto d’amore per entrambe. L’osservazione scava ogni giorno più profondamente in lei: la famiglia, anzi il clan della giovane madre, fatto di persone prepotenti, volgari, in odore di camorra, la riportano alla figura di sua madre, da cui per tutta la vita ha cercato di distanziarsi, alla sua città, Napoli, da cui è fuggita, e la riportano anche al suo essere stata madre cercando modelli diversi, cercando la propria identità di donna e di donna di cultura che, in un momento di terribile sensazione di inadeguatezza, si trovò ad abbandonare per tre anni le proprie figlie. Così, nell’osservazione quotidiana del clan e della famiglia napoletana, scricchiolano le sicurezze e Leda compie, inspiegabilmente, un gesto tanto clamoroso quanto insensato: sottrae alla bambina la sua amata bambola. Questo episodio, apre una voragine psicologica nel personaggio che, naturalmente esercita un’attrazione potente sul lettore: attraverso la bambola la protagonista risale e discende nella propria interiorità. La conclusione del romanzo giunge imprevista: certamente la Ferrante, che è considerata la discendente di autrici quali Anna Maria Ortese ed Elsa Morante, trova modo di unire nella Figlia oscura intelligenza dei fatti e affascinanti prospettive psicologiche.
In due parole: un thriller psicologico femminile
Scheda di GABRIELLA D’INA
ELENA FERRANTE
LA FIGLIA OSCURA
Editore: E/O
Anno di pubblicazione: 2006
Numero di pagine: 145
Prezzo: € 9,50
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Categories: Lo Scaffale Segreto