Per quanto valgano simili definizioni, Cormac McCarthy, nato nel 1933 a Providence (USA), è considerato da molti come uno dei maggiori scrittori viventi. Prova di tanto primato è senz’altro La strada che nel 2007 vale al suo autore il Premio Pulitzer. Un’opera di cui si fatica a raccontare, in fuga dall’aggettivazione come mercurio tra le dita. Potrei azzardare: totalizzante, implacabile, agghiacciante? Oppure: totalizzante, bellissima, lirica? Non so… totalizzante di certo.
Per molti lettori entrare nelle sue pagine è un’esperienza quasi fisica che, una volta conclusa, si stenta a riassumere nel timore di banalizzarla, di imparentarla ad altri libri con cui ha in comune solo l’ambientazione.
Vi si racconta di un padre e del proprio bambino, di cui l’autore tace i nomi, in viaggio verso Sud alla ricerca del mare come di un estremo conforto, di un’ultima possibilità di sopravvivenza. La strada, che i due percorrono a piedi spingendo un carrello che è tutta la loro casa, è ormai solo il segno di un mondo che non esiste più. Un’imprecisata catastrofe infatti lo ha azzerato. Estinti gli animali, la flora ridotta a un cumulo di cenere. Non c’è più niente.
Il grigio nulla, cosparso dalle rovine di una civiltà scomparsa, ospita rari sopravvissuti che vagano in cerca di cibo e riparo o bande allucinate e cannibali.
Il padre racconta al figlio che ora esistono solo i buoni, loro, e i cattivi, tutti gli altri. Questo è l’unico universo morale che il piccolo deve conoscere, non esiste altro a parte il telo di plastica per ripararsi dalla pioggia, la paura, la ricerca continua di cibo e la strada, infinito calvario verso una supposta terra promessa. L’adulto insegna al proprio cucciolo che sono soli in mezzo al niente. Tutto ciò che hanno è il loro amore, ancestrale, animale e una pistola con un proiettile ciascuno.
È quindi un romanzo di fantascienza? Di quelli catastrofisti già letti in mille altri libri e visti altrettante volte al cinema? Nulla di tutto ciò. A McCarthy l’ambientazione (benché così invasiva da risultare il terzo personaggio) e la sua genesi non interessa affatto. È invece un espediente narrativo, potentissimo, per portare il rapporto tra i personaggi, e la propria scrittura, al grado zero. La precisione descrittiva, reiterata ossessivamente pagina dopo pagina, è implacabile, non lascia scampo al lettore tanto da apparire quasi sadica se non rispondesse a una precisa esigenza di verità. La negazione dei rapporti tra simili, lo stesso abbandono di molte “consuetudini” narrative hanno la loro ragion d’essere nella ricerca dell’essenza, del proprio senso ultimo.
Da qui credo derivi la forza, il lirismo, la spietata sincerità del libro. Il suo essere totalizzante appunto.
La scrittura di McCarthy non è nuova a simili affondi (Sunset Limited, Non è un paese per vecchi), ma qui il vuoto in cui si muove è tale da renderla ancor di più inesorabile, quasi violenta. I dialoghi stessi diventano oltremodo stilizzati, quasi un “precipitato” della comunicazione. Il drammatico tentativo di negare una solitudine davvero assoluta.
Inutile nasconderlo, La strada è un libro terribile, come di rado capita di leggere. Non vi è nulla di consolatorio e spesso si teme di voltar pagina per paura di ciò che può esserci scritto. Ma, credetemi, è un’opera bellissima, commovente, per molti versi fondamentale, figlia di un grandissimo scrittore.
In due parole: il racconto del vuoto assoluto pieno di poesia.
Scheda di ANDREA TOGNASCA
CORMAC MCCARTHY
LA STRADA
Editore: EINAUDI
Numero di pagine: 218
Prezzo: € 12,00
NICEPRICE € 10,20 – SCONTO -15%
Categories: Lo Scaffale Segreto