Idealmente questa biografia può essere considerata il completamento del Diario di Fossoli a cura di Mimmo Franzinelli (Bollati Boringhieri 2007). Infatti nell’indagare la figura di Leopoldo Gasparotto (Milano 1902-Fossoli 1944), un borghese milanese “qualunque”, non si può scindere la sua passione per le montagne e per gli infiniti spazi aperti dalla sua azione di partigiano, che si concluse il 12 giugno 1944 con una raffica di mitra nazista alle spalle a pochi chilometri dal campo di Fossoli (Modena), dove era detenuto da due mesi.
E’ quanto fa Ruggero Meles, insegnante e alpinista di Lecco, che, attingendo al ricco materiale di archivio della famiglia, ce lo racconta con finezza e intensa partecipazione, restituendoci uno spaccato struggente di Poldo: così avevano abbreviato gli amici il suo nome un po’ severo, rendendo giustizia anche alla sua ironia e autoironia, alla capacità di divertirsi, di stupire, di inventare percorsi di vita continuamente nuovi e affascinanti per sé e per gli altri. La moglie Lina (Nuccia) Colombo lo chiamava Peter Pan mettendone in luce il carattere di ragazzino scanzonato.
Gasparotto è avvocato milanese nello studio del padre Luigi, deputato, approdato anche lui all’antifascismo nel 1928 dopo il delitto Matteotti e la conseguente espulsione delle opposizioni dal Parlamento; da giovanissimo Poldo si iscrive al Partito Repubblicano ma al momento del suo scioglimento si allontana dalla politica e si dedica alle sue grandi passioni: la montagna e le esplorazioni. Pratica l’alpinismo soprattutto nel gruppo del Bianco, in Grigna e in Dolomiti costituendo cordate note a livello internazionale e diventando accademico del Club Alpino Italiano. Scala tra gli altri con Gabriele Boccalatte, con Ettore Castiglioni, con Vitale Bramani e con l’americano Alberto Rand Herron. Arrivano le grandi scalate nel Caucaso (1929). Sono avvincenti le descrizioni (tratte dal diario) del lunghissimo viaggio in treno “seduti sul duro legno della terza classe” attraversando mezza Europa, con l’incontro, appena passato il confine tra Polonia e Unione Sovietica, dei primi passeggeri russi; si intendono a gesti, “in un impasto di parole russe, tedesche, inglesi e francesi…”. “Un vecchio con una lunga barba bianca fissa gli stranieri e poi chiede in tedesco: ‘Compagni, in Germania c’è ancora l’imperatore?’ ”. Da Mosca ancora duemila chilometri e via Rostov si arriva alla stazioncina di Nalchik: in lontananza, tra le vette del Caucaso, a cavallo tra i due continenti, la loro mèta mai ancora scalata, il Ghiulcì. Verrà raggiunta dai quattro il 25 luglio 1929. E poi segue il grande sogno di Gasparotto: scala e discende in sci l’Elbruz con due austriaci conosciuti casualmente qualche giorno prima alla base.
Ma non meno straordinaria è la spedizione alpinistica del 1934 in Groenlandia verso cime inesplorate della costa orientale, con articoli da inviato speciale a La Stampa. Vengono usati tutti i mezzi possibili, dalla baleniera al kayak alla scialuppa di salvataggio alla slitta; quando viene avvistato il primo capodoglio sono “così felici che qualcuno sta male dalla felicità forse aiutato da un mare dell’accidente”. Si dribbla tra gli iceberg, barriere di ghiaccio insuperabili, piccole aperture improvvise, maree e correnti, arrivando alle costa ai piedi delle montagne. Le attrezzature vengono issate tramite le corde di arrampicata lungo una liscia parete di ghiaccio di 30 metri. La spedizione conseguirà il successo di diverse vette, ma gli alpinisti, al ritorno alla base, dovranno aspettare per lunghi giorni in condizioni quasi tragiche (e talvolta comiche) l’arrivo della piccola baleniera Njall, impedita dai ghiacci, che li riporterà in trionfo a Reykjavik.
E veniamo in sintesi all’altra vita di Leopoldo Gasparotto, quella di antifascista e partigiano. Nel libro si trova con chiarezza il racconto dell’entrata in guerra dell’Italia, dei terribili bombardamenti, in particolare a Milano. In casa Gasparotto tra il padre Luigi, Poldo e Nuccia c’è chiara coscienza dei rischi, ma l’adesione all’antifascismo è senza remore, si infittiscono gli incontri clandestini nello studio legale di via Donizetti con gli aderenti a Giustizia e Libertà e al Partito d’Azione. Si arriva al 25 luglio, all’8 settembre 1943; il 20 i tedeschi entrano a Milano. “Nel settembre del 43 per Poldo, come per tanti altri, scatta l’ora del non ritorno. Mettersi sulla strada della clandestinità è un po’ come salire da primo, un tiro di corda molto difficile: lasciata la sosta, l’uscita non può che essere verso l’alto”. E infatti l’arresto, San Vittore con gli interrogatori e le torture, infine il trasferimento a Fossoli e l’assassinio.
In due parole: coraggio ironia e rigore sino al sacrificio della vita.
Scheda di SUSANNA SCHWARZ
RUGGERO MELES
LEOPOLDO GASPAROTTO
Editore: HOEPLI
Numero di pagine: VIII-120
Prezzo: € 22,00
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Categories: Lo Scaffale Segreto