Una storia semplice che ha inizio in una classe, la prima C femminile, della scuola elementare Paravia, a Milano, agli inizi degli anni ‘60. Diremo per sommi capi di cosa si tratta, senza svelare il cuore del racconto, per non tradire l’intensa suspense che lo percorre. Una persona adulta, la narratrice, ricorda un fatto accaduto, in classe, alla bambina che lei è stata, Niti Ida, una bambina dal temperamento sensibile e nervoso, grande sognatrice, capace di disegnare con ispirazione personale quanto richiesto dall’insegnante, la signorina Pessìna (la -i- rigorosamente sempre accentata, forse a ribadire proprio l’accento posto su di lei), per esempio una rosa, copiata dal sussidiario, e trasformarla in una opulenta rosa blu, ricca di petali e di sfumature. Ida ha un’amica Ciufolo Angela, disordinata, pasticciona, imprevedibile. Nelle lunghe ore di immobilità, Ida sogna, le basta una macchiolina luccicante nelle piastrelle per immaginare una profondità sotterranea: quaranta sono i banchi allineati nella classe, e ogni banco ha inscritto il segreto di una sottomissione. La signorina Pessìna, piccola di statura e nubile, impeccabile nel suo cappottino col collo di visone e relative testine ciondolanti, governa la classe circonfusa dalla luce della sua autorevolezza, con occhio particolare per le occupanti dei primi banchi e occhio quasi sofferente per la massa indistinta delle bambine degli ultimi banchi, distratte e inerti. Comprendiamo che conserva nel cuore ricordi luminosi di altri tempi quando, sotto un certo regime, marciava per le vie della città e sventolava il suo cuore in tumulto. In classe si distingue anche un’altra allieva, Licia Giovannini, la Principessa della Paravia: suo padre è maestro e, forse, futuro Direttore. La maestra l’adora, ed è come se Licia sapesse già tutto e venisse a scuola, con il suo grembiule croccante e inamidato ogni giorno, per onorare le altre della sua presenza. Questo universo regolato e immobile un giorno viene sconvolto da un incidente: qualcuno ha falsificato le firme dei genitori nel quaderno di Angela Ciufolo. Da qui il racconto si fa drammatico: un mondo infantile è sconvolto dalla percezione delle categorie della giustizia e dell’ingiustizia. Cadono a pezzi le figure di riferimento, gli adulti, fino a ieri autorevoli e “sacri”, la signorina Pessìna, la Direttrice… l’integrità dei sentimenti di una bambina viene travolta. La bambina accusata non si difende se non negando (l’orgogliosa), non è aiutata dagli adulti, si scontra con la persecuzione e la grettezza. C’è una nota a fine libro, in cui l’autrice dà conto dello spunto, politico, che la portò a scrivere questo racconto.
Allora la vicenda di L’orgogliosa ci appare sotto una luce ancora diversa: ha a che fare con la credibilità e con la dignità: di fatto questo piccolo libro entra nello spazio simbolico dell’identità personale e interpella categorie quali la fiducia, l’integrità e l’amicizia.
L’autrice, che lavora in teatro, ha curato la pubblicazione di Di tanti palpiti, divertimenti musicali di Franca Valeri (2009) e ha pubblicato recentemente (2011) la raccolta di racconti Purché una luce sia accesa nella notte.
In due parole: in un ricordo doloroso d’infanzia, la dignità dei bambini e il tradimento degli adulti.
Scheda di GABRIELLA D’INA
PATRIZIA ZAPPA MULAS
L’ORGOGLIOSA
Editore: ET AL.
Numero di pagine: 106
Prezzo: € 12,00
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Categories: Lo Scaffale Segreto