Non è un santo e soprattutto non è un santino il don Milani raccontato da Adele Corradi. Solo ora, a 88 anni, ha rotto il silenzio l’insegnante che più gli fu vicino negli ultimi anni di vita, quelli in cui nacque la Lettera a una professoressa. Arrivata a Barbiana nel 1963 vi rimase “come un pesce nell’acqua”: ne fece una scelta di vita, senza lasciare il suo ruolo nella scuola pubblica, addossandosi un secondo lavoro, non supplente ma pari grado.
I suoi ricordi rivivono in presa diretta, “al presente” anche se lontani mezzo secolo. In una lingua precisa, traguardo primario del maestro don Milani. Testimone privilegiata, compone un concreto mosaico di dialoghi, sguardi e affetti, confronti e conflitti, condivisi con sincerità e pudore, senza “violare l’intimità”. Nulla avendo da rivelare, né gossip né polemiche, offrono una delle testimonianze più sintetiche e penetranti dell’uomo e del sacerdote, per cui Adele nutrì un purissimo amore spirituale.
Carattere forte e aspro, don Lorenzo non prevedeva compromessi, affermava certezze. Lo aveva percepito Oreste del Buono, compagno di classe al Berchet di Milano – “lui era uno dei pochi portati per temperamento ad affermare come superiore a quelle altrui ogni idea che gli venisse in testa” – vedendo in quella veemenza giovanile “l’anticipo della sua intransigenza di povero per elezione, di ortodosso quasi sino all’eresia”, di ribelle per disciplina” (in Amici, amici degli amici, maestri, Baldini & Castoldi 1994). Poteva risultare scostante, tagliente, impietoso, innanzitutto con se stesso: “Chi si occupa di ragazzi non deve avere pene personali” e non ha tempo nemmeno per la “cura di sé” . Attento agli altri, “ non perdeva mai di vista le persone che gli stavano intorno”. Ma restava “indicibilmente solo”. Una solitudine scelta e patita, nei rapporti con la sua Chiesa. Orgogliosamente coltivata, nelle origini borghesi, nel sentire aristocratico.
Adele mostra per don Lorenzo una devozione che non rinuncia al proprio punto di vista. Manifesta il disaccordo, giudica senza encomio: “A volte sembrava un vecchio saggio. A volte invece sembrava scemo”. O ancora: “Don Lorenzo dava di cretino (o cretina) con grande facilità”; si prendeva “una libertà volgare e puzzava di maschilismo”. Si impone e riluce qui il punto di vista femminile e quel che più resta nella lettura è proprio il tratteggio dei rapporti tra don Milani e le donne, dalla mamma alla prima fidanzata abbandonata, diceva lei, per “cercare l’Assoluto”, alla perpetua Eda, più che mai evangelica Marta.
In simbiosi scorrono i ricordi della scuola, gli incontri con visitatori di cui don Lorenzo per lo più diffidava, i contrasti con le autorità ecclesiastiche, le divergenze con fratelli più che simili eppure a volte incompresi, come padre Balducci, i problemi quotidiani dei ragazzi ciascuno con le proprie umanissime contraddizioni di fronte alle quali ancor più risalta l’intransigenza di don Lorenzo, possessivo e geloso. Infine l’elaborazione della Lettera, cui Adele contribuì con laborioso nascondimento.
È questa la memoria pubblica che più è rimasta di don Milani e contribuì a farne un profeta e modello per la ricerca di un’altra scuola a partire dal ’68, cifra che non conobbe e non gli sarebbe appartenuta, icona ribaltata e denigrata in questi ultimi vent’anni, dentro e fuori il mondo cattolico, messa sotto accusa, ad esempio da De Rita e Mastrocola, come origine di tutti i mali: degrado nella qualità degli studi, relativismo pedagogico, permissivismo antiautoritario. Questioni che Adele ignora. I suoi sono ricordi rivolti alla persona non alla “figura”. Un don Milani oltre la Storia, un uomo chiamato Lorenzo. A chi volesse riassumerlo in un solo aggettivo, Adele suggerisce “radicale”, colui che “ha radici profonde e non ha paura della libertà”.
Non diversamente aveva concluso Pasolini, che pure non amò “quel certo lezzo di prete…e la sua “furia organizzativa”, recensendo le Lettere alla mamma nel 1973 (poi in Scritti corsari, Garzanti): “È stato sempre uno spirito critico… implacabile ed esemplare” che ha agito “con una certa ingenuità e una certa presunzione, ma con una sostanziale purezza ascetica”. Dunque, non un santo, però … “malgrado tutto, un uomo adorabile”.
In due parole: uno sguardo inedito su don Milani dalla testimonianza di chi lavorò fianco a fianco.
Scheda di LUCIANO GENTA
ADELE CORRADI
NON SO SE DON LORENZO
Editore: FELTRINELLI
Numero di pagine: 167
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