«Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita…».
Lui è Andre Kirk Agassi, ex tennista statunitense vincitore di 60 titoli ATP e 8 tornei dello Slam. Un campione entrato a far parte dell’International Tennis Hall of Fame, capace di rimanere al primo posto per ben 101 settimane nella classifica ATP e di vincere tutti e 4 i titoli dello Slam. Pare ovvio, quindi, che non è semplicemente della sua autobiografia che si legge nel libro uscito nel 2011 per Stile Libero di Einaudi, ma qualcosa di più.
Una carriera favolosa e allo stesso tempo controversa quella di Andre Agassi, che si racconta in questo libro attraverso la penna del premio Pulitzer J.R. Moehringer. Un padre ossessivo, duro, che ha come obiettivo di vita quello di far diventare suo figlio il numero uno del tennis a tutti i costi. E così, fin dalla tenera età di quattro anni, Andre è costretto ad allenarsi svariate ore al giorno contro quello che lui chiama il “drago” sputa palle.
«Papà dice che se colpisco 2.500 palle al giorno, ne colpirò 17.500 alla settimana e quasi un milione in un anno. Crede nella matematica. I numeri, dice, non mentono. Un bambino che colpisce un milione di palle all’anno sarà imbattibile».
Quel bambino prodigio, rinchiuso nella solitudine di un campo da tennis, inizia a odiare il “suo” sport con tutto se stesso perché non riesce a vedere una via d’uscita dalla scelta di un genitore mitomane. Si ribella allora a modo suo: orecchino e una cresta che lo fa assomigliare più a un punk che a un tennista anche se lui sottolinea di non essere affatto un punk… Consapevole delle sue doti, però, porta avanti la carriera sportiva che gli regala grandi emozioni in un sali e scendi di vittorie e momenti no, in una parabola ascendente e discendente che non lo lascia in pace nemmeno nella vita privata.
«La borsa da tennis assomiglia molto al tuo cuore: devi sapere in ogni momento cosa c’è dentro».
Il romanzo inizia dalla fine. È il racconto della penultima partita della sua carriera agli U.S. Open del 2006 a dare il via a tutto il resto. Tra successi e paure, Agassi si racconta, ci parla di dettagli e particolari, mette in luce il suo essere sempre diviso tra passione e costrizione, ricostruisce aneddoti e rievoca ricordi passati, confessando le sue fragilità e perfino i suoi errori, come l’aver fatto uso di droghe in alcuni momenti della sua vita.
Open. La mia storia (Stile Libero Extra, pp. 504, € 20,00) è un libro del 2011, ma che ha trovato il successo solo a distanza di tempo, diventando un long-seller e suscitando scalpore in tutto il mondo con il suo mix di ironia, autobiografismo e attenzione per i dettagli. Realistico e incisivo, questo strano “romanzo di formazione” supera le aspettative solitamente suscitate da un testo che parla di sport. Un libro che costringe lo sguardo a restare incollato alle pagine e la mente a capire cosa significa avere sulle spalle il peso di essere un campione. Anche quando non vuoi.
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