In occasione della miniserie dedicata a Oriana Fallaci, in onda stasera e domani su RaiUno, riproponiamo dei brevi accenni sulla vita e le opere di una grande scrittrice e giornalista del nostro tempo, che è stata spesso testimone e protagonista degli eventi più significativi del nostro secolo.
Nata da genitori fiorentini nel 1929, Oriana Fallaci visse l’infanzia e l’adolescenza a Firenze. Fin da bambina fu una divoratrice di libri e si dedicò alla scrittura, unico mestiere che riusciva a concepire già all’età di 5-6 anni. Circondata dalle forti idee antifasciste della sua famiglia, a soli 14 anni fu protagonista della Resistenza partigiana, mentre maturava sempre più dentro di lei l’amore per la letteratura.
Nel 1946 «Il Mattino dell’Italia Centrale», quotidiano fiorentino, pubblica il primo articolo dell’allora diciasettenne Oriana. La Fallaci si iscrive all’Università di medicina, che abbandonerà per seguire appieno la sua vera passione. Passa dalla cronaca nera a quella giudiziaria, occupandosi anche di processi importanti, e si occupa anche di moda e spettacolo. Licenziata dal «Mattino» per motivi politici, inizia una collaborazione con l’«Europeo» e a ventidue anni passa a «Epoca», giornale diretto dallo zio Bruno Fallaci, dove rimane fino al 1954.
A quel punto si trasferisce a Roma dove viene assunta da l’«Europeo» e dove cresce e matura la sua carriera giornalistica e soprattutto le sue doti intervistative.
Il 1955 per Oriana è l’anno della chiamata dalla redazione milanese de «Il Giornale» e dei numerosi viaggi in America. Da questi viaggi nasce nel 1958 il primo libro della Fallaci, edito da Longanesi e intitolato “I sette peccati di Hollywood”.
Prosegue la collaborazione con l’«Europeo» e nel 1961 esce il suo secondo libro: “Il sesso inutile”, pubblicato da Rizzoli. Lo stesso editore pubblicherà due anni dopo “Gli antipatici”, un raccolta di alcune tra le migliori interviste pubblicate per l’«Europeo».
Il suo diventa un personaggio scomodo agli occhi di molti, soprattutto uomini, che non vedono di buon occhio una donna giornalista, sempre in viaggio, schierata contro gli uomini e capace di denunciare i maltrattamenti sulle donne.
Nel 1962 il giornalismo diventa una spinta verso la passione letteraria: Oriana Fallaci pubblica il suo primo romanzo intitolato “Penelope alla guerra”, rivendicazione del cambiamento e dell’emancipazione della donna dai vincoli familiari e dalle tradizioni.
Del 1965 è “Se il sole muore”, un racconto sugli anni vissuti nelle basi della Nasa a fianco di astronauti e scienziati. Nel 1970 esce “Quel giorno sulla Luna” che racconta dello sbarco dell’Apollo 11.
Tra il 1967 e il 1975 è inviata in Vietnam, dalla cui esperienza nasce “Niente e così sia” edito nel 1969. Nel 1968 è coinvolta nella strage di Piazza delle Tre Culture, dove sembra essere apparentemente ferita a morte ma si salva e trasmette la drammatica cronaca dell’accaduto a l’«Europeo».
Inizia a scrivere anche per il «Corriere della Sera» e assiste a fatti internazionali di grande rilevanza, intervistando personaggi di spessore. Le interviste vengono raccolte nel 1974 in “Intervista con la storia”.
Raggiunge il successo mondiale con i libri autobiografici “Lettera a un bambino mai nato” e “Un uomo”, ispirati all’amore per Alexandros Panagulis, uno dei leader della Resistenza greca alla dittatura dei Colonnelli, per questo incarcerato e condannato a morte (esecuzione poi annullata per timore dell’opinione pubblica). Nel 1976 Alekos muore in un incidente.
Nel 1977 Oriana Fallaci riceve la laurea honoris causas dal Columbia College di Chicago.
Del 1990 è la pubblicazione di Insciallah, romanzo sul conflitto in Libano. L’anno successivo la giornalista scopre di essere malata di cancro.
Nel 2001 il «Corriere della Sera» pubblica una lettera intitolata “La rabbia e l’orgoglio”, in cui Oriana Fallaci racconta l’11 settembre.
Del 2004 è “La forza della ragione”. L’ultimo suo libro sarà “Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’Apocalisse”.
Nel 2006 le sue condizioni si aggravano. Oriana Fallaci muore il 15 settembre di quello stesso anno, all’età di settantasette anni.
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