TRISTE, SOLITARIO Y FINAL di OSVALDO SORIANO

TRISTE, SOLITARIO Y FINALUn piroscafo si avvicina alla baia di Manhattan. Sul ponte due uomini: Stan Laurel, dagli occhi color foschia, e Charlie Chaplin, occhi color del fuoco. Si apre così il romanzo dell’argentino Osvaldo Soriano (1943-1997), bellissime pagine che evocano l’arrivo dei due comici inglesi emigrati in cerca di splendori.
Finisce il capitolo e molti anni sono passati: Stan Laurel, gravato dal peso di una carriera finita nell’oblio e prossimo al termine della vita, scende da un tassì nel traffico mattutino dell’Hollywood Boulevard. Sale al sesto piano di un palazzo sporco e grigio fino a una porta su cui legge: “Philip Marlowe, detective privato – Entrate senza bussare”. Cosa cerca il vecchio clown dall’investigatore, ormai ingrigito e senza clienti, inventato da Raymond Chandler? Semplice: Stanlio vuol sapere perché i produttori si sono dimenticati di lui. Perché nessuno gli offra più un lavoro.
Marlowe accetta l’ingaggio, ma l’indagine finisce in nulla. È nato tuttavia un inspiegabile legame tra i due uomini, forse accomunati dalla consapevolezza di essere rimasti indietro, ultimi, superati dai tempi.
Alla morte del comico, Marlowe visita la sua tomba sotto una gelida pioggerella. Davanti alla lapide sosta un uomo, panciuto e quasi calvo, è un giornalista e si chiama Osvaldo Soriano. L’autore del nostro romanzo è lì perché vuol scrivere la biografia di Laurel e Hardy. I due si piacciono e senza volerlo prendono a far coppia: un personaggio reale, accompagnato da uno di fantasia, cominciano a indagare su un mito di celluloide.
L’investigazione procede a ritmo sempre più concitato sulla scorta del modello hard boiled per farne però parodia. La coppia di detective, sempre più simili a Stanlio e Ollio, si scapicolleranno nel cuore dello star system con il ritmo scomposto e convulso proprio delle comiche. Nella loro folle sarabanda, Soriano e Marlowe saranno presi a pugni da John Wayne, avranno da ridire con James Stewart, verranno baciati da Jane Fonda e rapiranno uno spaventato e nevrotico Charles Chaplin!
Sembra folle? Lo è.
Quindi la domanda: quanto conta la verosimiglianza in un racconto? Forse meno di quanto si pensi e Triste, solitario y final ne è una delle dimostrazioni più evidenti. Queste poche parole sulla trama hanno quindi la pretesa di essere, per chi si avventurasse per la prima volta sulla strada dell’inverosimile, una bussola imprecisa nell’improbabile e struggente terra di Soriano. Terra ricca di risorse in cui si celebra con tenerezza, lirismo e nostalgia il tramonto di un’epoca e dei suoi miti. La fine di un intero immaginario, un funerale languido che tuttavia si segue trattenendo il riso.
Un libro davvero anomalo, geniale, misterioso e sgangherato nato dal silenzio a cui la dittatura argentina aveva ridotto il giornalista. È quindi un paradosso (molto “alla Soriano” tra l’altro) che la censura abbia spinto l’autore verso la ricerca di un’espressività più personale e profonda. Grazie a Triste, solitario y final lo scrittore si impose sulla scena letteraria mondiale e si spesò il volontario esilio a Parigi, città in cui videro la luce alcune fra le sue opere più importanti (fra tutte Mai più pene né oblio. Quartieri d’inverno, romanzi brevi riuniti in uno stesso volume da Einaudi, e Un’ombra ben presto sarai).
Gli spazi redazionali mi impongono di chiudere qui, prima però una confessione: ho letto questo libro molti anni fa e l’ho detestato. L’ho riletto e mi ha rapito per sempre. E non so perché!
Mistero delle parole e delle seconde possibilità.

In due parole: una comica muta fatta di parole. Sogno e rimpianto.

Scheda di ANDREA TOGNASCA

OSVALDO SORIANO
TRISTE, SOLITARIO Y FINAL

Editore: EINAUDIAGGIUNGI AL CARRELLO
Traduzione di Glauco Felici
Prima edizione italiana: 1974 (Vallecchi)
Numero di pagine: 166
Prezzo: € 9,50
NICEPRICE € 8,08 – SCONTO -15%


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