Leggere i noir di Scerbanenco è come sfogliare vecchie fotografie su cui sono impresse atmosfere, ambienti, visi e abitudini ormai lontani. A caccia di dettagli, espressioni, comportamenti, siamo fatti prigionieri dalla voglia di sapere come eravamo. Quindi poco importa che i suoi romanzi possano apparire datati, e molto importa che invece lo siano davvero. Non è nell’essere attuali che sta il loro valore, rimproverargli questo sarebbe come cestinare una vecchia istantanea solo perché un po’ ingiallita.
Il prolifico scrittore, che non aveva nemmeno la licenza elementare, si chiamava in realtà Volodymyr-Giorgio Šerbanenko, nato a Kiev nel 1911 da padre ucraino e madre italiana. Rimasto presto orfano, si guadagna da vivere nei modi più diversi fino ad approdare quasi per caso all’editoria. Inizia come correttore di bozze, redattore, poi collabora con numerose riviste, dove tiene anche la rubrica della “posta del cuore”, scrive romanzi rosa, western e infine trova piena espressione nella letteratura noir, genere che gli regala il titolo di padre del noir italiano. Penna dal talento inestinguibile che solo l’improvvisa morte arresterà nel 1969 a Milano, la città che fu il vero “carattere” protagonista di quasi tutta la sua migliore produzione.
In Venere Privata, uscito nel 1966, debutta Duca Lamberti, personaggio che l’autore farà vivere in altri quattro libri (Traditori di tutti, I ragazzi del massacro, I milanesi ammazzano al sabato). Medico radiato dall’albo per aver dato “la dolce morte” a un’anziana paziente terminale, Duca accetta per l’amicizia che lo lega al commissario Carrua di aiutare il giovane figlio di un industriale della plastica a disintossicarsi dall’alcol e a poco a poco, spinto unicamente dalla propria intransigenza morale, si troverà a indossare gli abiti stazzonati dell’investigatore. La trama, come spesso in Scerbanenco, finisce per essere lineare anche se prende le mosse da elementi che sulle prime sembrano inconciliabili. Qui abbiamo il cadavere di una povera ragazza trovata suicida a Metanopoli, arida periferia di una Milano che non c’è più, e il male di vivere di un benestante rampollo della buona borghesia. Due elementi distanti che finiranno per fondersi in una sola storia di prosituzione, disperazione e sangue.
Tessendo con la consueta lineare maestria un intreccio tipicamente noir, Scerbanenco racconta il lato oscuro, e ancora taciuto, di un luogo e di un’epoca: la Milano del boom economico. Una città labirintica e nebbiosa, travolta da insanabili piaghe sociali e popolata da quelli che per Simenon erano “la piccola gente” e per Scerbanenco sono i “pesci piccoli”, i reietti, gli emarginati, gli ultimi. Uomini e donne schiacciati da un’esistenza meschina per i quali la criminalità appare come sola via d’uscita e la ferocia della volenza come unico atto liberatorio. Il confine tra Bene e Male sembra quasi non esistere, le periferie sono sfregiate dal degrado e abitate da disperati in cerca di riscatto, la borghesia è tutt’altro che “buona”, congelata in una posizione di frivoli vantaggi che oggi vanno sotto il nome di status symbol. E lo stesso Duca Lamberti non è un paladino della Giustizia, ma un uomo che per primo ha patito le incompresibili contraddizioni di un sistema che gli è parso tutt’altro che equo e che guarda in faccia assassini che fatica lui per primo a condannare.
Molto altro si potrebbe aggingere circa lo sguardo implacabile di Scerbanenco, ma questo solo basta a far venire più di qualche sospetto sul suo essere datato. Sempre che questo abbia importanza certo…
In due parole: cronaca nera di povera gente.
Scheda di ANDREA TOGNASCA
GIORGIO SCERBANENCO
VENERE PRIVATA
Editore: GARZANTI
Prima edizione italiana: 1966
Numero di pagine: 254
Prezzo: € 10,00
NICEPRICE € 8,50 – SCONTO -15%
Categories: Lo Scaffale Segreto